Il 28/04/2016 14:59, Marco C. ha
scritto:
Ciao a tutti,
questo e` il capitolo 3 del libro
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Ecco la revisione.
In grassetto le parti modificate. C'erano alcuni punti in cui la
traduzione era davvero troppo letterale, in un punto non era
comprensibile in italiano, ma nel complesso andava bene.
Personalmente
toglierei Return dalle frasi come "il tasto Return o
Enter" perchè in italiano non viene usato. Scriverei invece "il
tasto Invio o
Enter". Che ne dite?
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Iniziamo
L'informatica moderna è molto interattiva e
usare i comandi della riga di comando è solo un altro modo per
interagirvi. La maggior parte delle persone usa il computer
solo
attraverso l'interfaccia grafica,
interagendo in maniera
molto
rapida: clicca un oggetto, lo trascina, lo
rilascia, preme due volte per aprirlo, modificarlo,
e
così via.
Sebbene le interazioni accadano così
velocemente da non rendersene conto, ogni pressione di un
tasto o digitazione sulla tastiera è un comando al
computer. Usare la riga di comando è la stessa cosa ma più
immediata. Si digita un comando e si preme il tasto Return
o
Enter. Ad esempio, scrivendo nel terminale:
date
il computer
risponde con:
Wed Feb 10 16:15:08 CET 2016
Quella
riportata è una risposta abbastanza tecnica, ma nei
capitoli successivi spiegheremo come richiedere la data e l'ora in
un
formato più facilmente comprensibile, ma anche come
ottenere output specifici per
nazioni
o lingue particolari. Ad ogni modo, questo è
stato il
vostro primo assaggio della riga di comando.
La riga
di comando è più potente
Il comando date, come
abbiamo appena visto, è una veloce alternativa
all’apertura grafica del calendario o dell'orologio.
Il
problema principale non è il formato tecnico della
stringa restituita dal comando, ma l'incapacità di
fare qualcosa con quella stringa di output. Ad
esempio,
se si volesse inserire la data in un documento,
oppure usarla per aggiornare il proprio
calendario
in rete, sarebbe necessario digitarla a mano.
Ma
la linea di comando è più potente...
Dopo
che avrete imparato qualche
comando di base e qualche bel modo per risparmiare un po’
di
tempo, troverete in questo libro alcuni modi per inviare le
stringhe di output dei comandi ad altri
comandi,
automatizzando i compiti e memorizzando i comandi per
usarli
successivamente.
Cosa si intende con
‘comando’?
All'inizio di questo capitolo
abbiamo usato la parola 'comando' in modo generico, per fare
riferimento a qualsiasi sistema usato per dire al
computer
cosa fare. Nel contesto di questo libro, un comando ha un
significato
molto specifico: è un file nel computer che può essere
eseguito o, in alcuni casi, un’azione già
inglobata nel terminale. Eccetto per i comandi già
racchiusi nel terminale, il computer esegue ogni
comando tramite l’individuazione del
file che ha lo stesso nome del comando
digitato e la sua successiva esecuzione.
Daremo più dettagli man mano che saranno necessari.
Metodi
per inserire i comandi
Per seguire questo libro è
necessario aprire un interprete della riga di comando
(chiamato
shell o terminale in GNU/Linux) sul computer. Prima che fosse
introdotta l’interfaccia grafica, i computer proponevano un
interprete non appena venivano accesi. Oggigiorno, quasi
tutti
gli utenti, eccetto gli amministratori di
sistema professionisti, usano l’interfaccia grafica
per qualsiasi operazione, nonostante il terminale
sia
più veloce e facile da usare per molti scopi. Ora
vi mostreremo come aprire una shell.
Trovare un
terminale
E’ possibile aprire un terminale anche
all’interno di un sistema desktop con interfaccia grafica, ma
può
essere più semplice usare il terminale in sostituzione del
desktop
originale. Per fare ciò basta premere la combinazione di
tasti <ctrl><alt><F1>. Apparirà uno
schermo
praticamente vuoto con un invito ad autenticarsi. Usate il nome
utente e la password del vostro utente per effettuare
l’accesso. E’ possibile passare ad altri terminali
con
<alt><F2>, <alt><F3>
e
cosi via, e si possono aprire sessioni con utenti
differenti
(o anche con il medesimo utente) per qualsiasi compito si
voglia eseguire. In qualsiasi momento si può passare
da un terminale all'altro usando i tasti <alt><F#> per
selezionare il terminale desiderato. Uno di questi tasti
funzione, probabilmente F7 or F8, riporterà al desktop. Nei
terminali testuali si può usare il mouse (presupponendo che il
sistema abbia gpm in funzione) per selezionare una parola, una
linea o una serie di linee e anche per incollare il
testo
selezionato in altri punti del terminale o in un
altro
terminale.
Le distribuzioni GNU/Linux hanno diverse
interfacce grafiche (GUI) che differiscono per estetica e
metafore semantiche. Per ambienti desktop si intendono
quei
programmi che girano al di sopra del
sistema
operativo. GNOME, KDE e Xfce sono i più comuni. Ogni
desktop
è fornito di un programma che,
virtualmente, mima il vecchio terminale testuale che i computer
offrivano come interfaccia. Nel vostro ambiente desktop,
cercate
fra i menu un programma chiamato Terminale. Spesso si
trova nel menu 'Accessori', anche
se non
è molto adatto poiché passerete molto tempo nel
terminale ogni giorno una volta che avrete letto questo libro.
In
GNOME 2 si seleziona Applicazioni -> Accessori -> Terminale.
Screenshot_1.png
In KDE si seleziona K
Menu -> Sistema -> Terminale; in Xfce il percorso è Xfce
Menu
-> Sistema -> Terminale.
Non importa dove, ma quasi
sicuramente troverete un programma Terminale.
Quando
eseguite il programma Terminale, vi viene mostrata solamente una
finestra vuota, non c'è molto che aiuti. Ci si aspetta che
sappiate
voi cosa fare... e noi vi mostreremo cosa fare.
La
figura seguente mostra la finestra del terminale aperta nell’ambiente
desktop GNOME 2.
Screenshot_2.png
Usare
un comando individuale
Molte intefaccie grafiche
forniscono anche una piccola finestra di comando chiamata
solitamente "Esegui comando". Si presenta come
una piccola area di testo dove è possibile scrivere un
comando e premere il tasto Return o Enter.
Screenshot_Run_Application.png
Per aprire questa finestra di dialogo provate a
premere la combinazione di tasti Alt + F2, o cercate fra i menu
delle
applicazioni. Si può usare questa finestra di dialogo come
scorciatoia per avviare velocemente il programma Terminale, a
patto
che si conosca il nome del terminale installato nel computer. Se
state lavorando su un computer a voi poco
familiare e
non sapete neppure il nome del terminale, provate a
scrivere
xterm per far partire un emulatore di terminale senza
fronzoli
(nessun menu che permetta la scelta dei
font o dei colori del tema). Se poi avete
disperatamente bisogno di questi menu fronzolati,
in
GNOME il terminal di default dovrebbe essere gnome-terminal;
in
KDE dovrebbe essere konsole;
in Xfce è utile provare
con Terminal o con un nome specifico alla versione: ad
esempio
in Xfce 4 dovreste trovare xfce4-terminal.
Come
vengono mostrati i
comandi e output in questo libro
C'è una convenzione
comune nei libri tecnici per identificare le
istruzioni alla riga di comando, derivata
dal
reale funzionamento del terminale. Quando si fa partire un
terminale, infatti, si vede un piccolo messaggio che indica che il
terminale è pronto ad accettare il comando. Questo messaggio è
chiamato prompt ed è solitamente semplice, come ad
esempio:
$
Dopo aver digitato il comando
e premuto il tasto Return o Enter, il terminale mostra l'output
del
comando (se c'è ne è uno) seguito da un altro prompt. Quindi, in
questo
libro, l’interazione precedente verrebbe mostrata cosÌ:
$ date
Wed Feb 10 16:15:08 CET 2016
$
E’
importante saper interpretare esempi come quello
precedente: tutto ciò che si è
digitato
è date, seguito dall’invio del comando con il tasto
Return o Enter. La parola date nell'esempio è stampata in grassetto
per indicare che è qualcosa che si digita. Il resto è output del
terminale.
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Buona giornata,
Enrico